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A chi serve il lavoro “debole”? Intervista con Walter Cerfeda
- Autor: Vários
- Narrador: Vários
- Editora: Podcast
- Duração: 0:28:10
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Sinopse
I lavoratori poveri in Italia sono cresciuti di quasi il 50% tra il 2008 e il 2013. Lo ha raccontato il presidente dell'Inps Tito Boeri nella sua relazione annuale presentata al parlamento l'8 luglio scorso. I lavoratori poveri in Italia sono 2 milioni e 640 mila tra i dipendenti e 756 mila tra gli autonomi. Lo dicono i dati dell'Istat riferiti al 2011 e contenuti in un rapporto del Cnel del 2014. Sono soprattutto i giovani a subire questa condizione di lavoro a rischio povertà. Sono lavoratori e lavoratrici “deboli”, indeboliti nella possibilità di “assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”, come recita l'articolo 36 della nostra Costituzione. Ma il lavoro “debole” è anche quello con meno diritti e garanzie: è debole il lavoro più facilmente licenziabile, demansionabile, controllabile come è quello che risulta dalle nuove norme contenute nel Jobs Act. A chi serve, allora, il lavoro debole? A quale idea dello sviluppo di un paese risponde? Memos ha girato queste e altre domande ad un si