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A un anno dalla strage di Orlando, i media fanno ancora fatica a parlare di terrorismo islamico

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"Nel nome di Allah il misericordioso. La pace scenda sul profeta. Lo dico, sono a Orlando e ho fatto io la sparatoria". Così Omar Mateen, telefonando al 911, ammise di essere stato l'autore della sparatoria avvenuta la notte tra l'11 e il 12 giugno 2016 all'interno del gay club Pulse di Orlando, che costò la vita a 49 persone. Mentre poche ore dopo l'attentato di lunedì scorso a Londra alla moschea di Finsbury Park, tutti già parlavano di islamofobia, a un anno di distanza dalla sparatoria di Orlando i media faticano ancora ad associare alla strage la parola Islam, optando invece per un più generico e innocuo "hate" – commenta Giulio Meotti nel'articolo "Orlando, un anno dopo" (da Il Foglio del 20 giugno). Adolescenti e pericolo sexting Non ci sono soltanto il blue whale o gli altri giochi social che portano a compiere azioni estreme. Il vero pericolo per gli adolescenti è il sexting, ovvero l'invio di foto we video a sfondo sessuale – come racconta Greta Privitera nell'articolo "Mi ami? Mandami