Sinopse
"Nella vecchia sala da pranzo, troppo vasta per la lampada sospesa sulla mensa imbandita che mal riusciva a fugarne tutte le ombre, i Sergio si mettevano a tavola quando il vecchio Domenico recò s’un vassoio di argento – un’autentica nobiliare reliquia della famiglia – il telegramma da Roma.
I Sergio: il vecchio conte, la consorte e i due figliuoli si guardarono in volto, l’un l’altro indecisi; tutti secretamente turbati. Il presentimento era nel cuore di tutti. Poi don Paolo, il vecchio, lacerò con mano tremante il dispaccio, mentre donna Albina impazientita, spiegazzava un po’ ruvidamente il tovagliolino che aveva dinanzi. Silvia aveva nascosto il volto fra le mani.
Don Paolo riuscì a dissuggellare la busta e lesse: ristette; rilesse ancora e la sua bianca testa cadde sul petto, mentre una lacrima gli colava sulle gote.
E un lamento uscì dalle labbra tremanti:
— Ohimè! ohimè!
E, come un singhiozzo che scoteva tutta quella povera testa di vecchio doloroso, ancora:
— Oh, io attendeva questo!…
E il vecchio rimase in piedi, altissimo, dinanzi al bianco desco che dominava, una mano bianca ed affilata ove luceva ancora l’ultima gemma dei Sergio, largo aperta sulla nivea tovaglia. E la mano tremava, non di sola vecchiaia, in quel punto."
Egisto Roggero (Genova, 1867 – Milano, 1930) è stato uno scrittore e saggista italiano.