Sinopse
Il piacere (1889), primo romanzo scritto da D’Annunzio, è un testo in cui si manifesta la crisi e l’insoddisfazione dell’esteta, trincerato nello sdegno, nel culto di una bellezza sfiorita e nell’isolamento causato a livello sociale dall’ascesa di una nuova classe: la borghesia industriale. Il protagonista, Andrea Sperelli, identificabile con lo stesso D’Annunzio, è appunto un giovane aristocratico, un artista che distrugge il proprio animo nell’intento di attraversare la vita. La crisi interiore scaturisce da un ulteriore contrasto tra due amori: da un lato si staglia Elena Muti, la donna fatale, dall’altro l’angelo Maria Ferres, la donna pura. Lo scontro tra i diversi piani di livello su cui poggiano i due desideri lo dilania, lasciandolo sconfitto. Da analizzare resta il rapporto tra D’Annunzio e il suo protagonista; se, infatti, egli scioglie la parola in critiche, al contempo risente del fascino che Andrea emana attraverso le sue pagine. L’impianto narrativo si lega ancora allo stile tipico del realismo e del verismo, ma l’analisi di intimi stati d’animo e turbamenti interiori lasciano ampio spazio a scorci di romanzo psicologico. La trama inoltre è apprezzabile per i continui rimandi che avvenimenti e fatti concreti fanno verso il simbolismo allusivo che sotto di esso si nasconde.
Gabriele D’Annunzio, principe di Montenevoso, nasce a Pescara il 12 marzo 1863 ed è senza dubbio uno degli intellettuali più importanti del primo ’900. Scrittore e poeta di rara sensibilità affiancò all’attività culturale la vita politica e militare. Conosciuto come il “Vate”, cioè il profeta, raggiunge la notorietà con il romanzo Il piacere (1889). Tra i massimi esponenti del decadentismo influenzò notevolmente anche la vita politica e civile italiana, finendo tra l’altro per anticipare attraverso la famosa impresa di Fiume il rapporto fra il “capo” e la massa, tipico del successivo fascismo; celebri in tal senso restano i suoi discorsi. Muore a Gardone Riviera il primo marzo 1938.