Sinopse
Lo spettatore creativo consta di due saggi: Sul concetto di volto nel Figlio di Dio, spettacolo della Socìetas Raffaello Sanzio, la cui contestata rappresentazione al Teatro Franco Parenti di Milano a gennaio 2012 fece tanto rumore per nulla, perché lo spettacolo era una “pezzenteria culturale”, come comprovano le nostre “osservazioni critiche”, che sono inoltre una critica delle critiche scritte dai critici Sul concetto di volto nel Figlio di Dio, da cui può desumersi il perché da qualche anno la critica teatrale occupi ormai uno spazio marginale sulla stampa nazionale.
Il secondo saggio: La morte era già lì…, tratta della tragica morte di Alfredo Tassi sul palco di Digione. Il Tassi era macchinista nello spettacolo Inferno, della Socìetas Raffaello Sanzio, e morì, secondo Chiara Guidi, “in un contesto di gioco, stavano giocando, stavano ridendo”, ed è nel contesto di tale presunto “gioco” che si è inoltrata la nostra indagine, cercando di cogliere i perché dell’“assurda” morte del giovane macchinista, e non solo.
Circa le voci sull’autocensura del regista per la rappresentazione Sul concetto di volto nel Figlio di Dio al Teatro Franco Parenti di Milano, il cesenate, ad onta di equivoci, disse: “D’ora in avanti riproporrò sempre e solo la prima versione dello spettacolo con i bambini in scena che lanciano bombe a mano contro il volto di Cristo. Lo faccio per sgombrare il campo da ogni dubbio di autocensura. Preferisco subire un processo e andare in prigione piuttosto che essere accusato di autocensurarmi.”[Romeo Castellucci, Il Resto del Carlino, 18.02.2012]
Tuttavia, in quanto a censura, autocensura, processo, prigione, e altri fantasiosi rumori, nella fattispecie l’altisonante proclama del Castellucci ci apparve ridicolo, perché era ovvio che per la sua fetida “merda d’artista” non rischiava né processo né prigione, ma stava solo ottenendo appoggi e solidarietà che “molto poco hanno a che vedere con lo spettacolo in sé”, perché se ci fosse stata ancora una critica teatrale degna di questo nome, allora Sul concetto di volto nel Figlio di Dio si sarebbe dovuto stroncarlo già alla Prima, perché è “pezzenteria culturale”…
E basta leggere Lo spettatore creativo per averne inoppugnabile prova.